Privato: Italiani in Slovenia

L’occupazione tedesca

La Germania reagisce rapidamente e con brutalità all’armistizio italiano. In pochi giorni, i tedeschi neutralizzano le divisioni italiane, catturano numerosi soldati dell’ex alleato, occupano i suoi territori e li dividono tra due “zone d’operazione” e un “restante territorio occupato”. Oltre al controllo militare tedesco, esteso sull’intero territorio, nelle zone d’operazione anche l’amministrazione civile viene affidata a consiglieri tedeschi chiamati Supremi Commissari.
La provincia del Friuli, la Venezia Giulia, la provincia di Lubiana, l’Istria e le isole della Dalmazia settentrionale vengono inserite nella Operationszone Adriatisches Küstenland (zona d’operazioni del Litorale Adriatico, OZAK). La Operationszone Alpenvorland (zona d’operazione Prealpi, OZAV) comprende invece le attuali province di Belluno, Trento e Bolzano.
Per la sua posizione geografica il Litorale Adriatico è una zona di sicuro interesse strategico, perché è un’area di transito verso l’intero settore balcanico e largamente compenetrato da unità partigiane jugoslave, che, già molto prima dell’armistizio italiano del 1943, si erano insediate al di qua del vecchio confine italo-jugoslavo. Per contrastare la crescente minaccia rappresentata dal movimento di liberazione nel territorio, il 9 novembre 1943 Himmler dichiara l’OZAK come “territorio di guerra antipartigiana”. Accanto alla struttura amministrativa entra così in funzione anche nell’OZAK l’apparato repressivo nazista. La lotta antipartigiana è affidata principalmente alle forze di polizia: a capo di queste c’è Odilo Globočnik, che alla fine del conflitto sarà considerato come uno dei maggiori criminali nazisti della Seconda Guerra Mondiale.

Per approfondire: Giorgio Liuzzi racconta l’occupazione nazista del Litorale adriatico